Primo brand in Italia firmato dalla barese Ivana Pantaleo.

«Per me le cose sane nascono dalla terra, e alla terra ritornano. Tutto ciò che non rispetta questa asserzione è da considerarsi dannoso, e in quanto tale va evitato», a parlarci è Ivana Pantaleo stilista 35 enne originaria di Capurso, in provincia di Bari, ideatrice del marchio Nana’e’el, primo brand di alta moda completamente ecologica. L’abbiamo incontrata.

Ci parli di lei – Sono una giovane donna pugliese, da sempre ho coltivato molti interessi tra cui la medicina e la passione per l’arte. Ho studiato al liceo classico di Conversano e successivamente ho frequentato per tre anni la facoltà di Medicina a Bari corso che ho poi lasciato per studiare Scienze Umanistiche, ho comunque coltivato il mio interesse per la scienza medica studiando le discipline olistiche e lo shiatsu. Oggi credo di aver riunito le mie molte passioni nel lavoro che faccio.

Cosa intende dire? – Sono una stilista e realizzo capi d’alta moda naturali, compostabili e anche salutari . Una delle mie due linee di vestiti l’ho chiamata Clotherapy e mi ingegno di produrre abiti che siano sani per chi l’indossa e per il pianeta stesso, facendomi guidare dalle mie conoscenze terapeutiche e artistiche.

Come si è interessata al mondo della moda? – Mi sono innamorata dell’arte di realizzare vestiti osservando mia nonna china sulla sua macchina da cucire ore e ore per creare vestiti e maglieria per i suoi nipoti. L’apporto fondamentale l’ha dato lavorare come costumista a teatro, passione che coltivo da quando ho 15 anni, che mi ha fatto provare l’esigenza di migliorarmi e mi ha portato a iscrivermi al CIAMS (Centro Internazionale di Alta Moda Sartoriale) di Roma, città che ho frequentato durante il periodo dei miei studi universitari.

Come ha cominciato a lavorare nell’ambiente della moda? – La prima sfilata è stata nel 2011 durante l’evento Alta Moda Roma. Successivamente ho partecipato a diverse manifestazioni internazionali in Colombia e in Repubblica Ceca dove erano in mostra i migliori prodotti pugliesi, infine ho collaborato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e con la Coldiretti, enti tramite cui sono riuscita a trovare molti contatti.

Perché realizzare una collezione di moda ecologica? – La moda è un mondo tossico, durante la lavorazione dei tessuti vengono sfruttate sostanze derivate dal petrolio quali le ammine aromatiche e altri elementi nocivi non idrosolubili che vengono assorbiti dalla pelle creando allergie. Ho maturato questa scelta anche quando ho terminato il mio percorso di studi al CIAMS e ho preparato il mio lavoro di tesi, mi resi conto che nel mondo della moda tutto era già stato tentato, tranne la via ecologica, preparare una collezione di abiti d’alta moda “eco” era la sfida che stavo cercando.

Come fa a garantire che i suoi capi siano del tutto ecologici? – Sto tentando di realizzare dove lavoro quella che si chiama “filiera chiusa”, un sistema autogestito di produzione delle materie prime. In questo senso ho attivato a Putignano in collaborazione con un imprenditore agricolo locale il progetto Filo di Lino dove coltivo direttamente il tessuto che utilizzo nei miei vestiti, monitorando la produzione di ogni passaggio. Inoltre per la lavorazione dei miei capi faccio uso esclusivamente di tinture naturali ricavate da ortaggi, fiori e frutti. Al momento sto studiando come produrre la seta non violenta con il progetto Saluti e Bachi dove utilizzo scampoli prodotti da bozzoli spezzati dalla fuoriuscita della crisalide. In Giappone l’utilizzo di questo tipo di seta è antichissimo e risulta più resistente di quello normale.

Come trova l’ispirazione per realizzare i suoi modelli? – Quando disegno un bozzetto per un nuovo vestito quello che cerco è l’armonia e l’essenzialità. Tolgo tutto quello che mi appare superfluo finché non raggiungo un risultato che mi appare accettabile. Poi posso aggiungere un singolo dettaglio quale una pietra o un ricamo ed è ciò che renderà unico il capo. Il mio lavoro da stilista si ispira molto a Coco Chanel, anche lei era una donna molto essenziale e che non si perdeva in frivolezze, questi elementi si vedono anche oggi nei modelli che realizzava.

Articolo di Ilaria Milella pubblicato sul portale “I LIKEPUGLIA”

Maggio 19, 2015In 2015

INTERVISTA A “ILIKEPUGLIA”

Primo brand in Italia firmato dalla barese Ivana Pantaleo.

«Per me le cose sane nascono dalla terra, e alla terra ritornano. Tutto ciò che non rispetta questa asserzione è da considerarsi dannoso, e in quanto tale va evitato», a parlarci è Ivana Pantaleo stilista 35 enne originaria di Capurso, in provincia di Bari, ideatrice del marchio Nana’e’el, primo brand di alta moda completamente ecologica. L’abbiamo incontrata.

Ci parli di lei – Sono una giovane donna pugliese, da sempre ho coltivato molti interessi tra cui la medicina e la passione per l’arte. Ho studiato al liceo classico di Conversano e successivamente ho frequentato per tre anni la facoltà di Medicina a Bari corso che ho poi lasciato per studiare Scienze Umanistiche, ho comunque coltivato il mio interesse per la scienza medica studiando le discipline olistiche e lo shiatsu. Oggi credo di aver riunito le mie molte passioni nel lavoro che faccio.

Cosa intende dire? – Sono una stilista e realizzo capi d’alta moda naturali, compostabili e anche salutari . Una delle mie due linee di vestiti l’ho chiamata Clotherapy e mi ingegno di produrre abiti che siano sani per chi l’indossa e per il pianeta stesso, facendomi guidare dalle mie conoscenze terapeutiche e artistiche.

Come si è interessata al mondo della moda? – Mi sono innamorata dell’arte di realizzare vestiti osservando mia nonna china sulla sua macchina da cucire ore e ore per creare vestiti e maglieria per i suoi nipoti. L’apporto fondamentale l’ha dato lavorare come costumista a teatro, passione che coltivo da quando ho 15 anni, che mi ha fatto provare l’esigenza di migliorarmi e mi ha portato a iscrivermi al CIAMS (Centro Internazionale di Alta Moda Sartoriale) di Roma, città che ho frequentato durante il periodo dei miei studi universitari.

Come ha cominciato a lavorare nell’ambiente della moda? – La prima sfilata è stata nel 2011 durante l’evento Alta Moda Roma. Successivamente ho partecipato a diverse manifestazioni internazionali in Colombia e in Repubblica Ceca dove erano in mostra i migliori prodotti pugliesi, infine ho collaborato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e con la Coldiretti, enti tramite cui sono riuscita a trovare molti contatti.

Perché realizzare una collezione di moda ecologica? – La moda è un mondo tossico, durante la lavorazione dei tessuti vengono sfruttate sostanze derivate dal petrolio quali le ammine aromatiche e altri elementi nocivi non idrosolubili che vengono assorbiti dalla pelle creando allergie. Ho maturato questa scelta anche quando ho terminato il mio percorso di studi al CIAMS e ho preparato il mio lavoro di tesi, mi resi conto che nel mondo della moda tutto era già stato tentato, tranne la via ecologica, preparare una collezione di abiti d’alta moda “eco” era la sfida che stavo cercando.

Come fa a garantire che i suoi capi siano del tutto ecologici? – Sto tentando di realizzare dove lavoro quella che si chiama “filiera chiusa”, un sistema autogestito di produzione delle materie prime. In questo senso ho attivato a Putignano in collaborazione con un imprenditore agricolo locale il progetto Filo di Lino dove coltivo direttamente il tessuto che utilizzo nei miei vestiti, monitorando la produzione di ogni passaggio. Inoltre per la lavorazione dei miei capi faccio uso esclusivamente di tinture naturali ricavate da ortaggi, fiori e frutti. Al momento sto studiando come produrre la seta non violenta con il progetto Saluti e Bachi dove utilizzo scampoli prodotti da bozzoli spezzati dalla fuoriuscita della crisalide. In Giappone l’utilizzo di questo tipo di seta è antichissimo e risulta più resistente di quello normale.

Come trova l’ispirazione per realizzare i suoi modelli? – Quando disegno un bozzetto per un nuovo vestito quello che cerco è l’armonia e l’essenzialità. Tolgo tutto quello che mi appare superfluo finché non raggiungo un risultato che mi appare accettabile. Poi posso aggiungere un singolo dettaglio quale una pietra o un ricamo ed è ciò che renderà unico il capo. Il mio lavoro da stilista si ispira molto a Coco Chanel, anche lei era una donna molto essenziale e che non si perdeva in frivolezze, questi elementi si vedono anche oggi nei modelli che realizzava.

Articolo di Ilaria Milella pubblicato sul portale “I LIKEPUGLIA”